Manuel

Castellani

La mia storia in un video

Mi chiamo Manuel, classe ’96, romano di nascita e viaggiatore per scelta.
Molti mi conoscono per i miei viaggi, per il mio van e per il mio stile di vita da nomade digitale.
Eppure, fino a cinque anni fa, tutto questo non esisteva nemmeno nei miei sogni più profondi.
Cosa è cambiato? Un incidente a Bali, durante un viaggio.
Un momento in cui ho sfiorato la morte.
E da quel giorno qualcosa dentro di me è cambiato per sempre.

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Ho capito che la vita non è infinita e che

se volevo davvero viverla, dovevo smettere di rimandare.
Così ho iniziato a inseguire ciò che amavo.
Da quel momento, tutto è stato una trasformazione.
Studiavo informatica di notte e durante la pausa pranzo, mentre di giorno lavoravo in pizzeria per cercare di passare qualche colloquio.
Dopo qualche mese ci sono riuscito.
Era aprile 2019.

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Ho iniziato a lavorare in ufficio, ma la voglia di libertà, di viaggiare e di lavorare ovunque volessi, mi ha spinto a continuare a studiare per cambiare azienda.
Come tutti sappiamo, qualche tempo dopo è arrivato uno dei periodi più difficili della storia.
Per me quel momento è stato complicato: da una parte ho cominciato ad avere le prime ripercussioni psicologiche dell’incidente, dall’altra finalmente ci riesco: il mio ufficio si è spostato nella mia piccola stanza a Roma.
Da lì l’idea di viaggiare e lavorare diventa realtà.

Appena finite le restrizioni, prendo la mia moto da corsa e decido di fare il giro d’Italia.
Lo faccio quasi tutto, ma durante una giornata di pioggia scivolo e distruggo la moto.
Non ho i soldi per ripararla e devo tornare a casa.
Mi fa male, ma allora non sapevo che la vita mi stava per fare un grande regalo.
Tornando, e avendo delle ferie dal lavoro, decido di andare in Spagna con un volo all’ultimo momento.
Lì vedo tutti quei surfisti che vivono nei loro furgoni, e mi viene l’idea di prendere un van come casa.
Torno a Roma, vado in concessionaria e, con un finanziamento, invece di comprarmi una casa tradizionale, mi ritrovo con una casa su ruote.
È novembre 2021 e sarà l’inizio di tutto.

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Ed è per questo che oggi sono qui a scrivere queste parole.
Sono passati oltre tre anni da quel giorno e ho viaggiato per più di 50.000 km in quasi tutta Europa, dal caldo torrido della Spagna ai -27°C sulle Alpi e in Slovenia.
Ma il viaggio più incredibile in van è stato in Marocco, dove ho vissuto per due mesi nel mio van, creando legami straordinari con persone che sono diventate come fratelli.
Di quei due mesi, uno l’ho trascorso nel deserto del Sahara, sempre lavorando da remoto.

È stato proprio in Marocco che ho iniziato a creare piccoli documentari sulle realtà, a volte anche difficili, che incontravo lungo il cammino.
Avevo già aperto un canale YouTube, spinto dalle persone che mi seguivano sui social, ma fino a quel momento avevo solo raccontato le gioie e i dolori di vivere in van.
Il canale cresce sempre di più e, con il tempo, la mia missione si fa sempre più chiara: mostrare la bellezza e le difficoltà del mondo e far comprendere quanto sia possibile vivere una vita diversa.
Perché io stesso, prima, non ci credevo.

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Così, parallelamente ai viaggi in van, inizio a viaggiare anche zaino in spalla nel mondo per realizzare nuovi documentari e aiutando come posso scuole e orfanotrofi che incontro lungo il cammino.
Sono innamorato dell’Asia e della sua cultura, quindi viaggio per mesi lì, tra Vietnam, Thailandia e infine Giappone, per poi volare in Africa dove incontro e vivo con una tribù di guerrieri Masai.
In Giappone mi immergo nella filosofia zen, vivendo in un tempio e visitando le sue grandi metropoli.

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Alla fine del 2023 parto per l’ultimo viaggio dell’anno, il più difficile, ma quello che mi darà più di quanto potessi immaginare.
Passo 40 giorni in Nepal, attraversando tutto il paese fino al confine con il Tibet, sull’Himalaya.
Partecipo a un matrimonio locale, vivo in un monastero con monaci bambini, attraverso la giungla tra tigri e coccodrilli e intraprendo un cammino di 13 giorni ai piedi del Manaslu, fino a 5.110 metri, dove incontro di nuovo la morte.
È questo ultimo incontro che mi fa comprendere, oltre a quanto sia importante inseguire i propri sogni, anche quanto sia fondamentale non lasciare nulla indietro e fare pace con il proprio passato.

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Mi ero infatti già avvicinato alla filosofia zen, alla meditazione e al lavoro interiore.
Tornando, ho cercato di lasciar andare quel passato e di realizzare un desiderio che mi portavo dietro da tempo: lasciare qualcosa a questo mondo, dimostrare a chi – come me – non credeva nei propri sogni che i limiti spesso esistono solo nella nostra mente.
Possiamo fare cose straordinarie, se solo ci crediamo davvero.

Ho deciso di fare un’altra sfida, stavolta emotiva: ricominciare a studiare.
Non per un titolo o un pezzo di carta, ma per poter aiutare, un giorno, chi come me non credeva nei propri sogni.
E anche per me stesso, perché ero convinto che non sarei mai riuscito a studiare tanto e, un giorno, a laurearmi.
Ma ho scelto di provarci lo stesso.
Così comincio un master in coaching e ho capito quanto avessi sempre desiderato ispirare le persone a vivere al meglio, anche attraverso i miei video.
Mentre studiavo e lavoravo, ho continuato a viaggiare.
Sono tornato in Africa, alle Seychelles, e poi in Grecia con il van per un mese.
Dopo aver lasciato il van a Roma, ho vissuto per più di tre mesi su una barca a Ponza, dove sono diventato guida subacquea e mi sono specializzato ancora di più nelle immersioni, che ormai sono parte integrante dei miei viaggi.

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Alla fine del 2024 ho fatto altri due grandi viaggi: prima in Madagascar, documentando i mille volti di quell’isola e aiutando anche un orfanotrofio, poi in Messico.
In Messico documento il Día de los Muertos e il mondo sommerso, tra immersioni con gli squali nell’oceano e nei misteriosi cenote.
Quasi per tradizione, l’anno si chiude con una nuova sfida: una polmonite che mi lascia senza forze, malato in una piccola stanza per tre giorni.

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Rientro in Italia ancora debilitato.
Fermandomi, inizio a riflettere su ciò che voglio fare.
Il mio master in coaching è finito, ma ho ancora fame di sapere e di studiare.
È arrivato così il momento di affrontare una mia grande paura, o meglio una convinzione limitante: “Non sono in grado di studiare tanto da laurearmi.”
Ma decido comunque di provarci e, a dicembre 2024, a pochi mesi dai miei 29 anni, mi iscrivo a Psicologia, continuando a formarmi con altri master sul coaching.
Questo perché amo ciò che studio e, soprattutto, perché sto vedendo i risultati dei clienti che sto aiutando.
Voglio fare di più.

La mia storia è molto più di questo.
È fatta di incontri straordinari, esperienze che mi hanno dato tanto e mi hanno reso ciò che sono oggi.
Ma volevo farti capire come sono arrivato fin qui.
E forse, perché ci sei arrivato anche tu.
Spero di continuare ad aggiungere pezzi a questa storia, di viaggiare ancora.
Ma ho anche capito che ogni giorno è un dono.
Qualcuno potrà dire che sono sfortunato, forse folle, ma in realtà sono solo un ragazzo che insegue i propri sogni.
Nella vita, a volte si cade e fa male, ma poi si impara e ci si rialza.
Fa parte del gioco.

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Non dico che la mia vita sia perfetta, perché so cosa ti toglie.
Non sono qui per dirti di sceglierla.
Ognuno sceglie ciò che è meglio per sé.
Ma voglio lasciarti un messaggio, qualcosa che ho capito con il tempo, incontrando anche tante persone che hanno fatto cose straordinarie.
Siamo in grado di fare molto di più di quanto crediamo, ma non ci crediamo mai abbastanza da provarci.
Come diceva Seneca:“Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, ma è perché non osiamo che sono difficili.”
C’è un’altra cosa che volevo lasciarti, qualcosa che mi è costato tanto capire: quel domani non è scontato, né il nostro né quello di chi abbiamo vicino.
Forse non dobbiamo dimenticarlo e vivere questo meraviglioso dono al meglio.
Forse, proprio per questo, è arrivato il momento di tirare fuori quei sogni dal cassetto.

Manuel Castellani

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